Da secoli si sente parlare di storie di pesci e di altri animali acquatici precipitati 'miracolosamente' dal cielo, senza poter attribuire a questo fenomeno una causa precisa.
Il 16 febbraio 1861 un violento terremoto sconvolge la penisola di Singapore. Per tre giorni la pioggia cade senza interruzione. Quando torna il sereno uno strano fenomeno attira l'attenzione del naturalista franceseFrangois de Castelnau, che in seguito, in un rapporto all'Accademia delle scienze, scrive: «Alle dieci del mattino si alzò il sole e dalla mia finestra vidi moltissimi malesi e cinesi riempire i loro panieri di pesci, raccolti nelle pozzanghere che ricoprivano il suolo. Quando venne loro chiesto da dove venivano quei pesci, risposero che erano caduti dal cielo. Tre giorni dopo, seccatesi le pozzanghere, vi si scoprirono diversi pesci morti».
Il 9 febbraio 1859, a Mountain Ash, nel Galles, John Lewis lavora a un'armatura in legno, presso un cantiere edile. Improvvisamente, alle 11 del mattino, si sente cadere in testa una pioggia di piccoli oggetti. Racconta: «Passandomi la mano sul collo, immaginatevi che sorpresa quando scoprii che si trattava di pesciolini! In quel momento mi resi conto che a terra ne giacevano moltissimi».
Il 4 aprile 1975, alla frontiera indobirmana, Ron Spencer è colto da una forte pioggia dovuta ai monsoni. Spiegherà in seguito: «Cominciarono a cadermi in testa delle cose e, guardandomi in giro, vidi una miriade di piccole forme guizzanti al suolo e migliaia d'altre che venivano spazzate via dai tetti a causa della forza dell'acqua e riversate nei canali. Erano pesci piccoli come sardine. È inutile che dica che sono scomparsi tutti dopo la tempesta: gli insetti necrofagi avevano adempiuto al loro compito nel giro di pochi secondi».
Stando al dottor E. W. Gudger, del Museo di storia naturale degli Stati Uniti, ci sono almeno 78 relazioni di una certa attendibilità riferite a 'piogge vive': esse coprono un periodo di ben 2350 anni! Una delle relazioni più antiche di cui si ha conoscenza risale al secondo secolo della nostra era. Ce ne parla l'erudito greco Ateneo di Naucrati il quale, nella sua opera Deipnosophistdi (Sapienti a banchetto), scrive: «Fenia, in un suo scritto, dichiara che, nel Chersoneso, sono piovuti pesci per tre giorni consecutivi. Filare, nel quarto libro della sua opera, afferma che la gente ha visto spesso piovere questi pesci». La maggior parte dei resoconti di cui disponiamo si riferisce tuttavia al secolo scorso, grazie all'infaticabile opera di Charles Fort, un americano che dedicò tutta la vita alla raccolta di fatti strani. La sua opera Il libro dei dannati, pubblicata nel 1921, è una vera miniera di eventi misteriosi relativi a piogge inconsuete. Vi troviamo non soltanto pesci, ma addirittura ranocchi e rospi, con altri animali. In una pagina di Fort leggiamo: «Un enorme numero di piccoli rospi, di uno o due mesi, sono stati visti cadere da una grande nube densa comparsa improvvisamente in un cielo sereno nell'agosto del 1804, vicino a Tolosa, in Francia».
Numerosi ranocchi si sarebbero invece rinvenuti a Londra, il 30 luglio 1838, dopo un furioso temporale, scrive il Times, mentre lo Scientific American del 12 luglio 1873 riporta: «È stato riferito che in un recente e violento temporale a Kansas City, nel Missouri, si è osservata una pioggia di rane che ha oscurato l'aria e coperto il suolo per una vasta area».
Presso Redruth, in Cornovaglia, 1'8 luglio 1886, piovvero chiocciole, tanto numerose da poter essere raccolte a secchi. Sempre in Inghilterra, a Cambridge, con l'acqua caddero invece formiche, come riferisce ancora lo Scientific American: era l'estate del 1874. Tre anni dopo, il 21 luglio 1887, una pioggia analoga si verificò a Nancy, in Francia. Vale la pena di riportare ancora l'insolita pioggia avvenuta il 9 agosto 1892 a Padeborn, in Germania, che fece piombare al suolo centinaia di mitili. Fort ci dice che molti animali 'piovuti dal cielo' atterrano vivi, ma che si sono registrati episodi in cui si sono visti cadere «pesci secchi o congelati». Per spiegare queste 'piogge vive', il ricercatore americano elaborò tesi azzardatissime: parlò di « teletrasporto animale» e di «una regione, in un punto imprecisato al di sopra della superficie terrestre, in cui la gravità non è operante». Il fenomeno è effettivamente ai limiti dell'assurdo, ma non per questo deve avere interpretazioni astruse.
Fantasticare troppo su tali eventi è oggi, in effetti, impossibile. Si sa che, in particolari occasioni, le trombe d'aria e i tornado sollevano nel cielo e trasportano oggetti a volte alquanto pesanti, per depositarli a considerevole distanza dal punto di partenza.
Nel maggio 1973, in Piemonte e in Lombardia molti automobilisti trovarono al mattino i loro mezzi coperti da una fanghiglia color rosa: si trattava (come venne spiegato più tardi) di sabbia proveniente dal Sahara, spinta da imponenti correnti d'aria verso il nord. Il fatto si ripeté nell'autunno del 1980 mentre, un paio di anni prima, nelle montagne del Trentino-Alto Adige, era caduta una neve rossastra: anche qui si trovarono tracce di sabbia del deserto nordafricano. In passato si ebbero nevicate ancor più impressionanti, addirittura scarlatte. Nel marzo del 1908 precipitarono sulle Alpi e sugli Appennini 20-25 centimetri di fiocchi rossi come il fuoco, terrorizzando migliaia di persone superstiziose che vi videro subito funesti presagi di guerre e di catastrofi naturali. Questa volta la colpa non era della sabbia desertica, bensì di una piccolissima crittogama rossa, la Sphaerella nivalis, portata dal vento in cielo e costretta ad assumere il ruolo solitamente sostenuto dai granelli di polvere. Sempre a proposito di neve, un'altra impressionante nevicata scura avvenne su Montreal nel novembre 1918, dopo alcuni giorni caratterizzati da venti fortissimi sulle province sudorientali. La causa? Grandi nubi di polvere nera erano state alzate da chissà quale località per venire poi 'utilizzate' nella fabbricazione dei curiosi fiocchi. Neve verde cadde sui Grigioni, sull'Engadina e sull'Oberland. Ne abbiamo avuta anche di gialla e di azzurra, in Europa, in Asia e in America.
La studiosa ungherese Erzsebet Kolozsim, dopo lunghe ricerche compiute sui monti dell'Alaska, ha classificato ben cinquanta specie di crittogame capaci di colorare i fiocchi in almeno quaranta gradazioni diverse. In America si è avuta anche la neve cangiante. La scoprirono nel dopoguerra un gruppo di montanari in marcia attraverso il parco nazionale di Yosemite, in California, osservando che le peste lasciate nella neve erano di colore rosso sangue! Dopo aver cercato invano la spiegazione dello strano fenomeno, i montanari cominciarono a spaventarsi, ma uno studioso incontrato per strada li rassicurò. Ridendo, presa una manciata di neve bianchissima, la compresse, e la neve divenne rossa. Si trattava ancora una volta di un microrganismo colorante, presente, però, in proporzioni tali da rendere evidenti le sue proprietà solo con la pressione dei fiocchi che lo ospitavano. Anche Fort si occupò delle nevi colorate e, pur ammettendo che in alcuni casi poteva trattarsi di sabbia proveniente dai deserti, pensò anche a «sabbie provenienti da altri mondi... o anche da regioni aeree troppo indefinite o amorfe per essere considerate mondi o pianeti». Certo, le nevi colorate sono impressio-nanti, ma forse non tanto come la caduta di pesci, ranocchi o formiche. Molti scettci, commentando questi episodi, hanno suggerito che si è trattato di fantasie trop-po accese e che, comunque, ranocchie e chiocciole sono spesso presenti dove c'è acqua: in sostanza, questi animali fareb-bero la loro comparsa, uscendo dai ripari, dopo un'abbondante pioggia. Resta il fatto che le cadute di pesci sono troppo documentate per risultare pure invenzioni. Se piogge del genere si verificassero più spesso, ci sarebbero maggiori occasioni per studiarle a fondo. Intanto, per spiegare un poco il mistero, non ci resta che appellarci alla forza dei venti, che ri-succhierebbero i pesci dal loro habitat per trasportarli nell'aria e farli cadere al suolo frammisti alla pioggia.
Fonte: http://www.misteridellaterra.net/
Il 16 febbraio 1861 un violento terremoto sconvolge la penisola di Singapore. Per tre giorni la pioggia cade senza interruzione. Quando torna il sereno uno strano fenomeno attira l'attenzione del naturalista franceseFrangois de Castelnau, che in seguito, in un rapporto all'Accademia delle scienze, scrive: «Alle dieci del mattino si alzò il sole e dalla mia finestra vidi moltissimi malesi e cinesi riempire i loro panieri di pesci, raccolti nelle pozzanghere che ricoprivano il suolo. Quando venne loro chiesto da dove venivano quei pesci, risposero che erano caduti dal cielo. Tre giorni dopo, seccatesi le pozzanghere, vi si scoprirono diversi pesci morti».
Il 9 febbraio 1859, a Mountain Ash, nel Galles, John Lewis lavora a un'armatura in legno, presso un cantiere edile. Improvvisamente, alle 11 del mattino, si sente cadere in testa una pioggia di piccoli oggetti. Racconta: «Passandomi la mano sul collo, immaginatevi che sorpresa quando scoprii che si trattava di pesciolini! In quel momento mi resi conto che a terra ne giacevano moltissimi».
Il 4 aprile 1975, alla frontiera indobirmana, Ron Spencer è colto da una forte pioggia dovuta ai monsoni. Spiegherà in seguito: «Cominciarono a cadermi in testa delle cose e, guardandomi in giro, vidi una miriade di piccole forme guizzanti al suolo e migliaia d'altre che venivano spazzate via dai tetti a causa della forza dell'acqua e riversate nei canali. Erano pesci piccoli come sardine. È inutile che dica che sono scomparsi tutti dopo la tempesta: gli insetti necrofagi avevano adempiuto al loro compito nel giro di pochi secondi».
Stando al dottor E. W. Gudger, del Museo di storia naturale degli Stati Uniti, ci sono almeno 78 relazioni di una certa attendibilità riferite a 'piogge vive': esse coprono un periodo di ben 2350 anni! Una delle relazioni più antiche di cui si ha conoscenza risale al secondo secolo della nostra era. Ce ne parla l'erudito greco Ateneo di Naucrati il quale, nella sua opera Deipnosophistdi (Sapienti a banchetto), scrive: «Fenia, in un suo scritto, dichiara che, nel Chersoneso, sono piovuti pesci per tre giorni consecutivi. Filare, nel quarto libro della sua opera, afferma che la gente ha visto spesso piovere questi pesci». La maggior parte dei resoconti di cui disponiamo si riferisce tuttavia al secolo scorso, grazie all'infaticabile opera di Charles Fort, un americano che dedicò tutta la vita alla raccolta di fatti strani. La sua opera Il libro dei dannati, pubblicata nel 1921, è una vera miniera di eventi misteriosi relativi a piogge inconsuete. Vi troviamo non soltanto pesci, ma addirittura ranocchi e rospi, con altri animali. In una pagina di Fort leggiamo: «Un enorme numero di piccoli rospi, di uno o due mesi, sono stati visti cadere da una grande nube densa comparsa improvvisamente in un cielo sereno nell'agosto del 1804, vicino a Tolosa, in Francia».
Numerosi ranocchi si sarebbero invece rinvenuti a Londra, il 30 luglio 1838, dopo un furioso temporale, scrive il Times, mentre lo Scientific American del 12 luglio 1873 riporta: «È stato riferito che in un recente e violento temporale a Kansas City, nel Missouri, si è osservata una pioggia di rane che ha oscurato l'aria e coperto il suolo per una vasta area».
Presso Redruth, in Cornovaglia, 1'8 luglio 1886, piovvero chiocciole, tanto numerose da poter essere raccolte a secchi. Sempre in Inghilterra, a Cambridge, con l'acqua caddero invece formiche, come riferisce ancora lo Scientific American: era l'estate del 1874. Tre anni dopo, il 21 luglio 1887, una pioggia analoga si verificò a Nancy, in Francia. Vale la pena di riportare ancora l'insolita pioggia avvenuta il 9 agosto 1892 a Padeborn, in Germania, che fece piombare al suolo centinaia di mitili. Fort ci dice che molti animali 'piovuti dal cielo' atterrano vivi, ma che si sono registrati episodi in cui si sono visti cadere «pesci secchi o congelati». Per spiegare queste 'piogge vive', il ricercatore americano elaborò tesi azzardatissime: parlò di « teletrasporto animale» e di «una regione, in un punto imprecisato al di sopra della superficie terrestre, in cui la gravità non è operante». Il fenomeno è effettivamente ai limiti dell'assurdo, ma non per questo deve avere interpretazioni astruse.
Fantasticare troppo su tali eventi è oggi, in effetti, impossibile. Si sa che, in particolari occasioni, le trombe d'aria e i tornado sollevano nel cielo e trasportano oggetti a volte alquanto pesanti, per depositarli a considerevole distanza dal punto di partenza.
Nel maggio 1973, in Piemonte e in Lombardia molti automobilisti trovarono al mattino i loro mezzi coperti da una fanghiglia color rosa: si trattava (come venne spiegato più tardi) di sabbia proveniente dal Sahara, spinta da imponenti correnti d'aria verso il nord. Il fatto si ripeté nell'autunno del 1980 mentre, un paio di anni prima, nelle montagne del Trentino-Alto Adige, era caduta una neve rossastra: anche qui si trovarono tracce di sabbia del deserto nordafricano. In passato si ebbero nevicate ancor più impressionanti, addirittura scarlatte. Nel marzo del 1908 precipitarono sulle Alpi e sugli Appennini 20-25 centimetri di fiocchi rossi come il fuoco, terrorizzando migliaia di persone superstiziose che vi videro subito funesti presagi di guerre e di catastrofi naturali. Questa volta la colpa non era della sabbia desertica, bensì di una piccolissima crittogama rossa, la Sphaerella nivalis, portata dal vento in cielo e costretta ad assumere il ruolo solitamente sostenuto dai granelli di polvere. Sempre a proposito di neve, un'altra impressionante nevicata scura avvenne su Montreal nel novembre 1918, dopo alcuni giorni caratterizzati da venti fortissimi sulle province sudorientali. La causa? Grandi nubi di polvere nera erano state alzate da chissà quale località per venire poi 'utilizzate' nella fabbricazione dei curiosi fiocchi. Neve verde cadde sui Grigioni, sull'Engadina e sull'Oberland. Ne abbiamo avuta anche di gialla e di azzurra, in Europa, in Asia e in America.
La studiosa ungherese Erzsebet Kolozsim, dopo lunghe ricerche compiute sui monti dell'Alaska, ha classificato ben cinquanta specie di crittogame capaci di colorare i fiocchi in almeno quaranta gradazioni diverse. In America si è avuta anche la neve cangiante. La scoprirono nel dopoguerra un gruppo di montanari in marcia attraverso il parco nazionale di Yosemite, in California, osservando che le peste lasciate nella neve erano di colore rosso sangue! Dopo aver cercato invano la spiegazione dello strano fenomeno, i montanari cominciarono a spaventarsi, ma uno studioso incontrato per strada li rassicurò. Ridendo, presa una manciata di neve bianchissima, la compresse, e la neve divenne rossa. Si trattava ancora una volta di un microrganismo colorante, presente, però, in proporzioni tali da rendere evidenti le sue proprietà solo con la pressione dei fiocchi che lo ospitavano. Anche Fort si occupò delle nevi colorate e, pur ammettendo che in alcuni casi poteva trattarsi di sabbia proveniente dai deserti, pensò anche a «sabbie provenienti da altri mondi... o anche da regioni aeree troppo indefinite o amorfe per essere considerate mondi o pianeti». Certo, le nevi colorate sono impressio-nanti, ma forse non tanto come la caduta di pesci, ranocchi o formiche. Molti scettci, commentando questi episodi, hanno suggerito che si è trattato di fantasie trop-po accese e che, comunque, ranocchie e chiocciole sono spesso presenti dove c'è acqua: in sostanza, questi animali fareb-bero la loro comparsa, uscendo dai ripari, dopo un'abbondante pioggia. Resta il fatto che le cadute di pesci sono troppo documentate per risultare pure invenzioni. Se piogge del genere si verificassero più spesso, ci sarebbero maggiori occasioni per studiarle a fondo. Intanto, per spiegare un poco il mistero, non ci resta che appellarci alla forza dei venti, che ri-succhierebbero i pesci dal loro habitat per trasportarli nell'aria e farli cadere al suolo frammisti alla pioggia.
Fonte: http://www.misteridellaterra.net/
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